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Lessico e sintassi

Il lessico dei testi deve essere curato, ponendo attenzione all’uso di termini concreti o familiari, da prediligere ai termini astratti e meno frequenti;

l’uso di metafore o di espressioni figurate deve essere limitato, in alternativa il loro significato deve essere chiarito tra parentesi.

 

La spiegazione tra parentesi è da preferire alle note a piè di pagina perché, inserita nel discorso, evita al lettore l’interruzione delle operazioni di comprensione; i cattivi lettori, infatti, hanno una limitata capacità di inibire le informazioni irrilevanti e presentano deficit a livello di memoria di lavoro (De Beni, Cornoldi, Carretti, Meneghetti, Nuova guida alla comprensione del testo, vol. 1-4, Trento, Edizioni Erickson, 2003).

 

L’effetto cosiddetto “della concretezza” è assai presente nei soggetti con deficit di comprensione (soprattutto sino alla fine della scuola Secondaria di I grado) per cui è possibile che una frase come “l’armata si fece strada dalle Fiandre sino al Nord Italia” sia interpretata come “l’armata costruì una strada che andava dalle Fiandre sino al Nord Italia”; queste locuzioni o modi di dire, spesso presenti nei libri di testo, devono essere chiariti o sostituiti con forme più semplici e trasparenti.

 

La sintassi di un testo può presentare diversi livelli di complessità.

Dagli studi di linguistica, ormai classici, degli anni Sessanta, proviene l’assunto per cui “la frase affermativa, o nucleare, è quella più semplice” (De Beni et al., 2003); è provato, inoltre, che la comprensione della costruzione sintattica “soggetto- predicato- espansione diretta” (la cosiddetta “frase minima”) avviene con più facilità, rispetto alla comprensione di qualsiasi altra costruzione.

 

Nella realizzazione di testi sintatticamente semplificati si deve ridurre l’utilizzo di subordinate che si possono sostituire con coordinate (Cisotto, Didattica del testo processi e competenze, Roma, Carocci Editore, 2006).

 

I costrutti sintattici, che presentano maggiori difficoltà, sono i seguenti:

frasi negative (negazione, doppia negazione, vocaboli di senso negativo, affermare negando);

frasi passive (compreso il “si passivante”);

frasi ipotetiche (soprattutto il periodo ipotetico della irrealtà);

discorso indiretto;

frasi interrogative indirette;

frasi concessive (sebbene, malgrado, benché).

 

La comprensione delle subordinate temporali e causali è più facile di tutti gli altri tipi.

Nelle frasi temporali, l’ordine con cui sono presentati gli eventi dovrebbe seguire il naturale svolgimento dei fatti (senza inversioni di tempo, flashback o anticipazioni).

Nelle frasi causali l’ordine delle frasi dovrebbe presentare prima la causa e poi l’effetto: “[…] Sistemare i periodi in modo che il lettore incontri prima la parte conosciuta (tema) e poi quella nuova (rema). In tal caso il tema noto funge da ancoraggio per l’informazione nuova” (Cisotto, 2006).

 

 

 

 

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